Darkness takes over.

Nocturn Alley

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    Anneliese E. Walton.


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    Basta poco per passare dalla luce al buio, sapete? Nel mondo magico, ad esempio, basta semplicemente girare a sinistra seguendo un'insegna di legno dipinta in nero recante una scritta sbiadita dal tempo: Nocturn Alley. Diagon Alley rappresentava la luce, la purezza, la normalità; Nocturn Alley era l'esatto opposto: il mistero, l'oscurità, il male. C'era poco da stare allegri nell'avventurarsi in quelle strade poco affollate, sulle quali si affacciavano vetrine raccapriccianti. Eppure, quell'afoso pomeriggio d'agosto, una figura insolita si aggirava in uno di quei vicoli. Una figura esile, femminile, completamente vestita di viola. Cappuccio calato sul capo chino, mani nelle tasche. Dall'abito spuntavano due ciocche di capelli corvini che scendevano poi sul petto. Non era possibile identificare esattamente la donna, dal momento che il volto era praticamente coperto. Ma noi sappiamo bene di chi si trattava: la più giovane degli Walton, Anneliese. Fresca di diploma della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, conseguito recentemente con il massimo dei voti. Una strega assolutamente brillante, non c'è che dire. Talentuosa quanto potente. Svoltò repentinamente a destra, imboccando un'altra strada un pò più larga. Prima di svoltare l'angolo, si assicurò repentinamente di non essere seguita. Istintivamente la mano sinistra abbracciò l'impugnatura della bacchetta, da sfoderare nel caso in cui le sue iridi color ghiaccio fuso avessero incrociato presente, come dire, indesiderate. Camminava a passo svelto, come se volesse raggiungere la meta il prima possibile. Le scarpe col tacco producevano un rumore sordo sulla strada, accompagnati dal fruscio degli abiti. Abiti coprenti, ma leggeri.
    In fondo, una vetrina buia. Il cartello che sormontava la porta cigolava pigramente, risuonando nel silenzio del piccolo borgo. La libreria. Una mano bianca come la neve uscì furtivamente dalla tasca, prese la maniglia e la tirò verso il basso. La porta si aprì davanti agli occhi di Anneliese e la giovane scivolò davanti ad essa. La richiuse. Un sinistro tintinnare annunciò il suo arrivo, ma il bancone era vuoto. La giovane alzò gli occhi al soffitto, sospirando pesantemente. Il negoziante doveva essere nel retrobottega o tra gli scaffali da qualche parte. Poco male, non aveva troppa fretta. Aveva raggiunto il luogo che voleva, era al sicuro. Forse. Dentro alla libreria si respirava un'aria alquanto sinistra. La luce era poca, sebbene si fosse in pieno giorno e proveniva da piccole lampade sparse per il negozio, coperte da anni e anni di ragnatele. Il negozio si disponeva in due piani, comunicanti con una piccola scala. Anneliese la percorse stando attenta a non inciampare e si trovò tra lunghi scaffali pieni zeppi di volumi. Iniziò a percorrerne uno casualmente. Non abbassò il cappuccio, come al solito. Malfidente e schiva com'era, preferiva tener celata la propria identità fino a quando non si fosse assicurata di avere di fronte qualcuno, insomma, della sua stessa linea di pensiero. Camminava a passo lento, con il mento e lo sguardo che percorrevano le copertine dei libri. Di tanto in tanto stringeva gli occhi per aguzzare la vista, tentando di leggere i titoli stinti degli scaffali più alti. Ormai era una cliente fidata di quel negozio: lì aveva preso i libri di testo, lì si era documentata innumerevoli volte e il proprietario conosceva personalmente gli Walton. "Persone distinte e tradizionaliste" diceva "Dai sani principi e dalla stimabile reputazione". Stimabile e temibile, ma quest'ultimo particolare lo omettevano accuratamente. Con i tempi che correvano il cognome faceva spesso la differenza.

     
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    Elynn K. Connelly



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    Se c’era una cosa che Elynn odiava era la perdita di tempo, di qualsiasi tipo essa fosse. Eppure, in quel momento, era la sua compagna.
    Si recava molto raramente a Nocturne Alley: primo perché era decisamente troppo pieno di polvere, secondo perché per mantenere la sua bella faccia da Figlia di Salazar non ne aveva bisogno. Era una Connelly quello bastava ed avanzava.
    Ovviamente il suo cuore le diceva altro, ma i suoi occhi non tradivano mai quel suo lato ribelle e anticonvenzionale.
    Però, purtroppo, in quel momento, si trovava nella bottega libraria della parte più oscura della cittadina magica per trovare un libro particolare. In realtà era tutt’altro che oscuro ma era potenzialmente “pericoloso”. Doveva trovare un modo per non entrare in Accademia. E, ora come ora, l’unico era quello di seguire un corso per diventare docente. In quel caso il Marchio l’avrebbe dovuto prendere solo in seguito e solo se non avesse dovuto lavorare sotto copertura. E lei, fondamentalmente, puntava a quello. Fare il doppio gioco al contrario. Ma, chiaramente, non lo sapeva nessuno, nemmeno suo zio.
    Era agosto e lei aveva bisogno di tutte le informazioni possibili che riguardavo corsi più o meno adatti. Quei volumi però non si trovavano in giro, erano considerati obsoleti, perché ormai tutti volevano diventare D-Auror. Tanti muscoli poco cervello. Erano tutti uguali… Tutti tranne lui forse.
    Scosse il capo e si proibì di pensare un istante di più a Blake Dolohov: le aveva creato già abbastanza problemi emotivi.
    Girovagava lenta tra gli scaffali del secondo piano aspettando il ritorno del proprietario che era andato a recuperarle qualcosa in più.
    Stava sfogliando l’ennesimo volume sulla storia del regime di Voldemort quando dovette trattenersi dallo sbuffare solo perché sentì di non essere più sola. Era arrivato qualcuno. Si sporse leggermente mentre sfogliava quella stronzata e vide una figura col mantello viola.
    Ora, per chiunque poteva essere una donna, probabilmente giovane, molto elegante e estremamente ricca, ma dal viso sconosciuto. Per lei era, semplicemente, una seccatura.
    Anneliese Walton. Ex compagna di classe, Figlia di Salazar di quelle accecate dal potere e con poca vera personalità. La classica “Sono bella e lo so, sono potente e lo so, tifo Voldy hip hip urrà”. Fondamentalmente una delle person che solleticava maggiormente la fantasia omicida di Elynn.
    L’aveva riconosciuta subito: il portamento e il modo di camminare lo riconosceva facilmente dopo tutti quegli anni e poi c’era il profumo. Quel profumo firmato estremamente dolce che tanto si scontrava con il suo Chanel n.5, più amaro e più adulto.
    Evitò di sospirare ma fece un passo per uscire dall’ombra. L’educazione prima di tutto.
    Buongiorno Walton. Qual buon vento ti porta in un posto così poco di classe come questo?
    Il tono era freddo, il sorriso sereno sul volto.
    La mora che aveva davanti era la classica viziata fino al midollo. I Connelly erano sempre stati molto ricchi, e quando dico molto dico molto, ma Elynn non era mai cresciuta come una spocchiosa arrivista sociale. Per questo lei e Anneliese non erano così simili come poteva sembrare. Anzi.
    Certo era un’ottima studentessa ed era talentuosa, ma le mancava quel guizzo di vitalità che contraddistingueva Elynn, ossia quello che l’aveva portata ad allontanarsi dagli ideali di Voldemort, anche se, in realtà, non gli era mai stata vicino.
    La luce tenue illuminò il viso della bionda: indossava una veste verde scuro ed un mantello di qualche tonalità più chiaro con una grande cappa appoggiata sulla schiena. I capelli biondi le ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle e il viso era leggermente truccato. Era agosto ma fuori il cielo era nuvoloso ed in Inghilterra si sa che la pioggia arriva in un attimo.


     
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    Anneliese Eris Walton.


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    Era arrivata più o meno a metà scaffale. Occhi puntati verso il penultimo ripiano, su una copertina rosso porpora stinto. Piegò appena il capo di lato con fare curioso, stringendo appena gli occhi. Con grazia, si alzò sulle punte e allungò il braccio. Fece fatica a prendere il volume: stava parecchio in alto. Le toccò addirittura compiere un piccolo saltino prima di afferrarlo. Una volta preso saldamente, Anneliese si rigirò il libro tra le mani, guardandolo con fare sospettoso. Non un titolo, non un segno: solo una copertina segnata dal tempo e piena zeppa di polvere. Ci soffiò sopra, cercando di pulirlo alla bell'e meglio. Tutto questo girata di spalle rispetto all'ingresso. Presa com'era dallo studiare quell'oggetto, non si accorse di non essere più sola. Stava per aprirlo per esaminarne il contenuto, quando qualcuno le parlò.
    CITAZIONE
    Buongiorno Walton. Qual buon vento ti porta in un posto così poco di classe come questo?

    Riconobbe quella voce senza alcun dubbio, dal momento che l'aveva avuta fastidiosamente nelle orecchie per sette anni. Fastidiosamente, sì. Una vera seccatura. Nientemente che Elynn Connelly. Quella Connelly. Critiche continue, frecciatine pungenti, fare sarcastico. Non che Anneliese fosse colpita da quel fare così acido, dal momento che le rispondeva tranquillamente. Le teneva testa, come chiunque. Mai modi di fare sgarbati oppure offensivi: la ripagava con lo stesso sarcasmo. La stessa finta cordialità di facciata.
    A quelle parole, Anneliese sogghignò beffarda tra sé e sé, scuotendo impercettibilmente il capo, come per dire "siamo alle solite". Levo l'attenzione dal libro, portando il braccio che lo reggeva lungo il corpo, come l'altro. Avrebbe letto il conenuto più tardi, ora aveva ben altro a cui pensare. -Oh, guarda guarda.- sussurrò sorpresa, voltandosi lentamente verso la ex compagna di classe. Le rivolse uno dei suoi peggiori migliori sorrisi. Un sorriso apparentemente cordiale.
    -Connelly.- salutò piegando appena il capo verso il basso, mantenendo quell'espressione. Intrecciò poi le braccia sul petto, continuando a reggere il libro. Osservò la ragazza in silenzio per qualche secondo. -La stessa cosa potrei chiedermi io, sai?- fece, allontanandosi per poi poggiare la schiena contro il davanzale della finestra di fronte agli scaffali. -Comunque sia, cercavo qualche lettura piacevole.- concluse con fare pressapochista, come se gironzolare per Nocturn Alley fosse una cosa assolutamente normale.
    Continuava ad osservare Elynn in attesa di una risposta, ma stavolta seria. Fine dei convenevoli, torniamo alla realtà. E la realtà, per quanto riguardava quelle due, non era altro che un muro. Un abisso. Qualcosa di insormontabile. Mai sarebbero andate d'accordo, mai ci sarebbe stato un punto di contatto. Elynn non le aveva mai dato troppa fiducia. Brava sì, motivata boh. Forse. Non le sembrava una promettente Dark Auror: troppo precisina, troppo scolastica, troppo canonica. Troppo poco spinta ad inseguire la stessa nobile causa per cui Anneliese si era votata tempo prima.
     
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    Elynn K. Connelly



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    Santo Merlino era possibile che fosse così patetica?!
    Davvero quello era lo standard dei Dark Auror più giovani?!
    Ecco perché i Ribelli continuavano a sopravvivere.
    Il suo cervello le suggerì un nome che era tutto fuorché “standard”, ma lei allontanò subito il pensiero. Non era il caso né il momento.
    Congiunse le mani in grembo con un gesto elegante, solito, ormai interiorizzato.
    Beh io so leggere e amo i libri… siamo in una libreria… Vediamo se puoi giungere ad una deduzione corretta o anche stavolta sceglierai quella sbagliata.
    Una vena sarcastica ma sempre educata, perché lei era una ragazza di classe. Da sempre. Al contrario della sua interlocutrice.
    Osservò il libro che la mora aveva tra le mani e lo riconobbe. Magia Oscura Applicata. Un volume basso medievale che lei aveva letto anni prima. Interessante, intrigante ma, a suo parer, decisamente fuori portata per la compagna.
    Sì, si era diplomata a pieni voti anche lei, ma era chiaro a tutti chi era il genio e chi quella che studiava e basta. Ma, come ricordava sempre ai compagni che ritenevano la Walton una fortunata, Elynn rispondeva sempre che ogni Regina ha il suo stuolo di “ci provo ma non ci riesco”. E no, la Walton non era la Regina. Ma non importava, non in quel momento.
    Ho potuto ammirare il tuo nome sulla lista dei prossimi studenti all’Accademia Dark Auror, Walton. Ne sono lieta.
    Ed in effetti non era poi una bugia. Era un ottimo modo per non averla tra i piedi. Un pensiero violento le si parò in testa: lei sarebbe stata un’allieva della scuola Auror e forse Dolohov un suo insegnante. Non che fosse gelosa, eh, anzi, però conosceva la reputazione ben poco santificata della ragazza. Oh beh. Pace. Se uno come lui si fosse interessato ad una così non meritava altro.
    Si voltò verso lo scaffale e si chinò verso il piano più basso. Anneliese aveva un difetto, uno fra i tanti: guarda sempre troppo in alto col naso piantato verso il cielo e non sapeva ammettere che, a volte, i suggerimenti migliori arrivano da un’altra parte.
    Sorrise trovando una costa blu notte di un libro e lo estrasse. Era consunto ma elaborato. Pozioni e medicamenti nell’antica Grecia, visti e riletti in chiave ottocentesca. Uno di quei libri che vanno studiati almeno mille volte. Ero certa che lei non lo conoscesse sia perché ne esistevano pochissime copie, sia perché in Pozioni la batteva di molte lunghezze, sia perché l’unico volume presente in Inghilterra era quello ed era in prestito per qualche anno come libro di consultazione, in realtà era della famiglia Connelly.
    E’ solo in prestito Walton, ma dagli un’occhiata. Può aiutarti per l’esame di ammissione.
    Era un gesto gentile. Fin troppo. Però Elynn voleva che lei entrasse in Accademia, lo voleva proprio. Non solo avrebbe eliminato una seccatura, ma in futuro, durante un’ipotetica battaglia, avrebbe avuto l’occasione di farla a fette con un maggiore entusiasmo.

     
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    Anneliese Eris Walton.


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    La guardò dritta negli occhi con aria di compatimento. Le labbra di Anneliese si arricciarono in una smorfia seccata, accompagnata da un rapido movimento di sopracciglia. -Non vedo perché tu debba prenderla tanto sul personale, Connelly. Ti ho semplicemente risposto.- Si staccò con un gesto repentino dal davanzale, avanzando verso la ragazza. In quei pochi passi che le separavano, abbassò il cappuccio, senza smettere di guardarla dritta negli occhi. -Un consiglio: se non vuoi deduzioni sbagliate la prossima volta, tieni la bocca chiusa. Qui dentro tutti sappiamo che le deduzioni giuste solo e soltanto tu puoi darle.- sussurrò. Si era fatta vicina alla ragazza, le aveva parlato rabbiosamente, sottolineando l'ultima frase con una vena di malignità evidente. Non aveva mai sopportato la sua saccenza, la sua finta ed ostentata (soprattutto) superiorità.
    CITAZIONE
    Ho potuto ammirare il tuo nome sulla lista dei prossimi studenti all’Accademia Dark Auror, Walton. Ne sono lieta.

    Aveva seguito i movimenti della bionda. Uno sguardo al libro che teneva tra le mani, uno sguardo dei suoi. Tutto quello che non era nelle sue grinfie era spazzatura. Lo toccava lei e, magicamente, diventava oro. Ad Anneliese non importava nulla della considerazione della Connelly. -Gentile da parte tua.- Rispose con quell'aria fintamente sorpresa avuta qualche istante prima. E io sono ben lieta di non aver visto il tuo. Si limitò a pensarlo, ma non esternò nulla di quel pensiero. Una maschera di serietà e concentrazione. Non voleva lasciarsi sfuggire nulla di quella conversazione così entusiasmante. Di entusiasmante con quella c'era ben poco, a dire il vero, ma le loro schermaglie ormai erano leggenda. Liti furibonde, più di una volta erano arrivate alle bacchette.
    CITAZIONE
    E’ solo in prestito Walton, ma dagli un’occhiata. Può aiutarti per l’esame di ammissione.

    -A cosa devo tanta gentilezza, Connelly?- sbottò Anneliese, con fare sospettoso. -Il tuo nome nella lista non c'era, per fortuna.- Ecco, aveva dato voce ai suoi pensieri. Ma cosa poteva importarle? -Ti senti intelligente e potente a tal punto da poterla saltare? Una del tuo livello può farlo tranquillamente, perbacco.- concluse beffarda. Conosceva bene quel libro, conosceva bene lo stemma che recava il timbro impresso in prima pagina. Era quello della casata a cui, guarda guarda, apparteneva l'insopportabile bionda davanti a lei. Anneliese veniva spesso in quel posto, vi passava intere giornate. Aveva già addocchiato quel volume e letto, riletto e addirittura, aveva trascritto alcuni passi importanti. Roba avanzata quanto raccapricciante. Questa volta a fare le deduzioni sbagliate era stata la Connelly. Ma meglio lasciarla nel suo brodo di giuggiole, nel suo effimero momento di gloria.
     
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    Elynn K. Connelly



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    Eccola lì, completamente palesata, la differenza sostanziale tra loro due.
    Lei era in grado di parlare, massacrare e violentare psicologicamente senza necessità di usare sgradevoli epiteti o usando una presenza ravvicinata che, nel caso attuale, era altamente fastidiosa.
    Quando poi lei tirò giù il cappuccio, il profumo dolciastro invase i sensi della bionda che dovette trattenrsi dall’arricciare il naso in una smorfia schifata. Dior stava alla Walton come la bontà a Voldemort.
    Ma come siamo suscettibili oggi.
    Un sorriso sereno comparve sulla bocca carnosa di Elynn. In realtà la soffriva talmente poco da ritenere inopportune anche le litigate che facevano. Infatti, la maggior parte delle volte, semplicemente la ignorava. Ma la Walton aveva il pessimo vizio di essere tremendamente maleducata e offensiva e anche una grande paziente come la Connelly dopo un po’ si stufava.
    Sul viso dell’avversaria era chiaro come il sole che quell’offerta era poco benvoluta. Oh che peccato. Evidentemente l’aveva già letto. Ma che brava. Ma il simbolo impresso sul frontespizio, quello che indicava la famiglia di appartenenza, aveva anche una valenza magica. La Walton non lo sapeva e mai l’avrebbe saputo. Ma quel suo modo di fare non aiutava certo. Ritrasse il libro e lo aprì, sfogliandolo lentamente.
    Posso anche essere gentile io. Sai mi hanno educata così.
    Vedendo il simbolo di famiglia fece un mezzo sorriso e pensò a quello che aveva lei, uguale, tatuato sull’avambraccio. Amava i suoi prematuramente scomparsi ed amava i Connelly in generale. Era molto orgogliosa di portare quel cognome.
    Poi rialzò lo sguardo azzurro e piantò gli occhi in quelli della mora. Tra loro non vi era una guerra semplicemente perché non la reputava all’altezza e questo alla cara Anneliese non andava proprio giù.
    Vedi mia cara, non tutti sognano di fare i poliziotti armati.
    Davvero credeva che tutti quelli usciti da Hogwarts si sarebbero iscritti in Accademia?! Ma era così cieca?
    In qualsiasi caso era divertente che pensasse che non si era segnata solo perché passata senza selezione. Davvero divertente sì.
    Ma anche fosse, ti ringrazio per la grande considerazione.
    Era sempre stata sorridente, ghignante e su toni divertiti. Fu solo in quel momento che gli occhi divennero più seri anche se il sorriso non scomparve.
    Tuttavia io me le guadagno sempre le cose. Sono le mie capacità a far parlare di me.
    L’attacco era sottilmente evidente. Elynn non aveva mai usato mezzucci o tattiche subdole. Aveva sempre combattuto con unghie e denti per ottenere successo e prestigio. A 11 anni aveva evocato il suo primo Patronus non certo per fortuna.
    E questo alla Walton dava davvero tanto fastidio. Glielo si leggeva su quella faccia troppo truccata e troppo certa di essere l’unica donna al mondo.
    Per un attimo se la immaginò di fianco a Blake, sempre perfetto e controllato, tranne sotto alcool, e li vide perfetti insieme proprio a causa di quel modo di fare. Si disse che lei e lui, invece, non avrebbero mai potuto stare insieme davvero. Assolutamente.

     
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    Anneliese Eris Walton.
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    A quell'osservazione, Anneliese rise a labbra chiuse. Una sorta di risatina momentanea di scherno, accompagnata da un cenno di diniego del capo. Continuava a guardare Elynn con fare di compatimento. Aveva già visto e provato la stessa situazione in altri casi e lo stesso malessere perdurava. Nonostante fossero entrambe cresciute, il loro non-rapporto era rimasto sempre lo stesso e con ciò tutto quello che ne conseguiva. Da una parte, Anneliese ne era tacitamente dispiaciuta. Certo, un briciolo di umanità ancora l'aveva, ma d'altra parte non si può piacere a tutti no? E se non andava a genio alla Connelly, alla grande Connelly, non ne faceva un dramma. Dopotutto, era un'antipatia reciproca e maturata nel tempo. Una sorta di rivalità che era sfociata così.
    CITAZIONE
    Posso anche essere gentile io. Sai mi hanno educata così.

    -Felice per te.- Anneliese fece spallucce. Era un'evidente allusione alla loro differenza. Una più subdola e finta, schifosamente finta e l'altra diretta. Elynn le aveva sempre dato l'idea di essere falsa come l'ottone. Dietro a quella facciata di buonismo (o almeno, ad Anneliese pareva così) si doveva nascondere qualcosa. Si affacendava troppo a sembrare sempre perfetta, sempre la migliore, a sentirsi sempre una spanna superiore al resto dell'umanità. Uno slancio tale doveva celare qualche mancanza, certo.
    Poi Elynn parlò nuovamente. Tuttavia io me le guadagno sempre le cose. Sono le mie capacità a far parlare di me. A quel punto, Anneliese scoppiò a ridere. Una risata fredda, di scherno. Una risata che conservava dentro dal primo momento in cui si erano disgraziatamente rivolte la parola quel pomeriggio. Tornò seria poco dopo, giusto il tempo di dar sfogo a quello che provava. -Le tue capacità?- La giovane Walton roteò gli occhi, scuotendo il capo. -Per Salazar, Elynn, vuoi smetterla? Non te ne sei accorta forse? Non siamo più a Hogwarts. Fine del tuo fare imperioso! (allungò la mano sinistra, facendo un gesto secco, come se disegnasse una diagonale tagliando l'aria pesante che era calata tra quegli scaffali) Non sei più nel tuo regno dove puoi sentirti sempre e comunque superiore agli altri. Lì sì che potevi primeggiare, forse. Lì sì che potevi vantarti di fare incanti fuori dal comune o preparare eccellenti pozioni. Lì sì che potevi divertirti a umiliare gli altri. Adesso basta. Adesso non più Qui sei nella vita reale, dove troverai gente inferiore, come gente superiore a te. Non sei nessuno per parlare in questo modo.- Fece una piccola pausa e rimarcò -Nessuno.- Scandì la parola con lentezza, come se volesse far capire alla sua interlocutrice il suo messaggio, già chiaro di suo. Non aveva incespicato, non aveva esitato nel suo discorso, non aveva abbassato lo sguardo. Non lo faceva mai.
     
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    Elynn K. Connelly



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    Quella discussione, se così la si poteva chiamare, la stava annoiando, mortalmente. Non era questione di antipatica o simpatia, era questione di cervello. Se c'era una cosa che la distingueva dalla Walton era proprio quello. Non solo il cervello legato all'intelligenza però, il cervello legato alla vita, quella vera.
    Allo scoppio sguaiato di risa che la ragazza davanti a lei ebbe, non poté far altro che ghignare, e neanche troppo poco divertita.
    Possibile che, dopo tutto quel tempo, tutti quegli anni, Anneliese fosse ancora così cieca?!
    Evidentemente si.
    Fece la sua sparata sul "Non sei nessuno" e Elynn ghignò ancora di più. Povera piccola eterna seconda Miss Walton.
    Si portò un ciuffo biondo dietro l'orecchio con un gesto semplice ma curato e incrociò le braccia sotto il seno.
    Io non mi sono mai posta su un piedistallo Annie. L'hai fatto tu per me, anche se non era il caso.
    Si mosse un poco e riprese a guardare le coste dei libri con attenzione, quasi non badando all'altra ospite del negozio.
    Mi sono sempre fatta notare per le mie capacità, certo, ma la mia non è mai stata una gara con nessuno se non con me stessa.
    Capisco che come concetto sia un po' troppo difficile da capire per te, ma posso assicurarti che il mio scopo non era quello di umiliarti. Per quello basti tu e i tuoi straordinari comportamenti.

    Il che, ovviamente, non era una bugia. Elynn non era mai stata una santa, tutt'altro, ma su di lei non vi erano pettegolezzi meschini o voci di corridoio false e volgari. Solo una volta qualcuno aveva provato a mettere in giro una voce un po' troppo finta e un po' troppo eccessiva e lei era intervenuta per fermarla. Era bastato davvero poco.
    Invece Anneliese ci marciava. Quanti giovani studenti erano caduti nel suo letto per i vestiti provocanti e le voci di sesso facile e gratificante?!
    Per questo la Connelly era la Regina e la Walton la odiava così tanto. L'astio era sempre partito dalla mora e la bionda aveva, elegantemente, risposto. Il che non era per forza una cosa negativa. L'unica cosa in cui, ovviamente, la Walton le era "superiore" era l'amore verso il Lord Oscuro. Su quello non vi erano dubbi, e per fortuna!
    Elynn si diceva spesso che la giovane compagna sarebbe entrata in accademia e sarebbe diventata un'ottima D-Auror. Che poi lei ritenesse i DA una sorta di feccia era qualcosa di relativo.
    Arrivò a sfiorare la copertina di un libro arancione e lo estrasse dallo scaffale mentre un sorriso compariva sul suo volto. Un volume sulla storia dei fondatori di Hogwarts: lo conosceva a memoria ma adorava rileggerlo almeno una volta all'anno e sapeva che il proprietario gliel'avrebbe prestato per un paio di giorni, il periodo in cui sarebbe rimasta in zona.
    Sai Walton sono certa che farai una grande carriera come Dark Auror.
    Il viso, la voce, gli occhi, tornati su di lei, esprimevano sincerità, perché sapeva che era la verità.
    Si portò il libro al fianco e con l'altra mano tirò su la cappa del mantello, nascondendo i capelli chiari con quella stoffa che evidenziava tanto gli occhi freddi ma profondi.


     
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    Passo alla prima persona(:


    Anneliese E. Walton.


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    Elynn mentiva. Sapevo in cuor mio che stava mentendo per ostentare la sua presunta superiorità nei confronti dell'intero genere umano. Non l'avevo mai messa su un piedistallo, non è mai stato nella mia indole ritenere a priori qualcuno superiore, non dico a me ma a nessun altro. Il suo modo di fare invero mi aveva spinta fin dai primi anni ad Hogwarts a schivarla e a disprezzarla. Così superba, così piena di sé, così sfacciatamente sicura delle proprie capacità. Non che fosse un fattore negativo avere autostima, ma trovarla nell'umiliare gli altri la reputavo una cosa alquanto ignobile. E lei lo faceva, tranquillamente. Soprattutto con me. Una cosa che non le era mai andata giù era (ahimè!) il fatto di tenerle testa come se nulla fosse. Era abituata a trattare gli altri come esseri inferiori che le obbedivano, strisciavano ai suoi piedi, facendola sentire la regina della situazione. La Regina, ecco. La Regina dal trono di cartapesta. Io no, non mi sforzavo nemmeno a considerarla tale e, per sua sfortuna, le ricordavo che non era altro che una figlia di Salazar come tutti. Eccezionalmente brava e abile, senza dubbio, ma era come tutti noi. Da questo era nato il suo astio nei miei confronti e aveva sempre giustificato questo mio atteggiamento provocatorio come un sentimento di presunta inferiorità nei suoi confronti. Un'inferiorità che avrei sempre mascherato. Stupidaggini, solo stupidaggini.
    CITAZIONE
    Mi sono sempre fatta notare per le mie capacità, certo, ma la mia non è mai stata una gara con nessuno se non con me stessa.
    Capisco che come concetto sia un po' troppo difficile da capire per te, ma posso assicurarti che il mio scopo non era quello di umiliarti. Per quello basti tu e i tuoi straordinari comportamenti.

    Sgranai gli occhi. L'avevo lasciata parlare, sicura che avrebbe snocciolato qualche altra perla. E così fu. Prevedibile, Connelly. Ma non era il caso di rimanere in silenzio e sentire altri discorsi senza senso. Non sorridevo più, ero seria. Sentivo un'espressione fredda quanto il colore dei miei occhi invadermi il volto, indurirmi i lineamenti. Era la rabbia che mi faceva quest'effetto, ma non volevo darle l'impressione che quelle frasi fatte mi colpissero, anche se probabilmente stavo sortendo l'effetto opposto. Inspirai profondamente. -Stai zitta.- Sibilai duramente, sbottando. Forse non dovevo farlo, ma ormai era troppo tardi. -Non sei nessuno per continuare a considerarti così superiore agli altri. Sei sempre stata brava a comandare gli altri, a far sì che la gente strisciasse ai tuoi piedi, ad osannarti come una regina. Una regina di un regno che non esiste, se non nella tua testa (sottolineai il concetto puntandole un indice contro).Non ti è mai andato giù il fatto che non fossi come tutti loro, che ti tenessi testa. Per questo mi hai sempre detestata, Connelly.- Mi fermai, guardandola con compatimento. Poi ripresi la mia invettiva, sputando fuori tutto il veleno che tenevo dentro da quando era iniziata quella fastidiosa conversazione che mi auguravo terminasse il prima possibile. -I miei comportamenti? E quali sarebbero, sentiamo. Non eri quella a cui non importa niente di me? Anzi, non voglio nemmeno saperlo. Me ne infischio del tuo giudizio. Forse sarà stato importante per i tuoi sudditi, ma non per me. Continua ad essere la Regina del tuo mondo.- Avevo finito. Mi sentivo più libera, come se un mattone si fosse improvvisamente volatilizzato dal mio petto, scivolando verso l'alto. La osservai di sottecchi mentre prendeva un volume, a me totalmente sconosciuto. Come se nulla fosse, mi calai nuovamente il cappuccio sul viso, tornando a contemplare gli scaffali. Elynn era tornata ad essere invisibile.
    CITAZIONE
    Sai Walton sono certa che farai una grande carriera come Dark Auror.

    Mi voltai verso di lei nuovamente. Evidentemente, quel pomeriggio in libreria sarebbe stato un buco nell'acqua. Sarei tornata un'altra volta, confidando nell'eventualità di non incontrare nuovamente quella seccatrice. Abbandonai gli scaffali, concentrandomi su Elynn. Avevo riposto il libro scelto in una tasca interna del mantello, pericolosamente vicino alla bacchetta. Uno stiletto di legno che mi accompagnava da sempre e che ormai aveva imparato a riconoscere i miei sentimenti. Ecco, in preda alla rabbia com'ero, lo sentivo fremere al di sotto della stoffa. Il mio impulso era quello di agguantarlo e puntarlo alla gola della bionda, ma le avrei fatto soltanto un favore. Meglio le parole: sono più dolorose di qualsiasi Maledizione Senza Perdono. Avevo avvertito sotto quella frase apparentemente gentile un "doppio senso", una vena di sarcasmo. -Ne sono certa anche io. Come sono certa che tu, una Dark Auror, non la diventerai mai.- Ed eccolo, trionfante, il sorriso sghembo e malevolo tornare ad aleggiarmi in volto. Era chiaro: Elynn Connelly non avrebbe mai frequentato l'accademia, non sarebbe mai diventata una di loro. -Vedi Elynn, non ti ho mai vista troppo motivata a seguire la causa dell'Oscuro. Ti ho sempre vista concentrata su te stessa. Sempre e solo tu.- Soffocai una risatina, roteando gli occhi verso il soffitto. Dannata egocentrica.
     
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