After curfew.

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    Nathaniel Severus Piton


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    Nathaniel si alzò infine dal lettino che occupava in soffitta, scalciando via il lenzuolo. Si avvicinò silenziosamente alla finestra che dava verso il Campo, notando che tutte le luci erano finalmente spente. Era arrivato dunque il momento. Recuperò i primi pantaloncini disponibili e se li infilò sopra la biancheria. Per quanto nessuno fosse in vista, non aveva voglia di farsi beccare in boxer da chiunque fosse anche solo di passaggio. Prese un bel respiro e poi uscì dalla stanza, dirigendosi al pianoterra. Evitò un paio di gradini che avrebbero sicuramente scricchiolato al suo passaggio ed uscì dalla casupola. Smise di trattenere il fiato, era riuscito a non svegliare Catherine. Solo tre giorni prima gli aveva rivelato del bambino. Sì, proprio un bambino. Gli aveva fatto promettere di non dire a nessuno su quella scoperta, soprattutto ad Andy. E così aveva fatto. Si era tenuto per lui quel segreto, non sapendo bene come gestirlo e cosa provasse in merito. Si era ormai rassegnato al castigo di Severus, non ancora accettandolo ma provando a non lamentarsi. Non voleva caricare la madre con altre preoccupazioni e piagnistei. Purtroppo un'idea sciocca gli si era insinuata nella testa e non riusciva proprio a mandarla via. Per quanto, al momento, avrebbe preferito evitarlo, voleva fare due parole con l'Istruttore di Strategia su quella situazione. Pensava fosse quello il problema sul perché non tornasse a casa. Forse il Padre credeva che loro non avrebbero mai accettato il bimbo? Che si sarebbero arrabbiati? Umpf... lui era arrabbiato con Severus per ben altri motivi. Questa era la verità! E non gli piaceva vedere la mamma triste e abbattuta. Per questo ora aveva percorso a piedi nudi il prato che divideva la loro piccola dimora dall'hangar verde e si stava guardando intorno in modo circospetto. Il coprifuoco era passato da un pezzo e non avrebbe dovuto essere lì. In più era in punizione, tra le altre cose. Notò che la finestrella destra era socchiusa, probabilmente per far circolare l'aria nella struttura che ospitava suo Padre. Sicuramente ci sarebbero stati alcuni incantesimi di protezione o roba del genere... ma aprire l'enorme portone era fuori discussione. Troppo rumore in piena notte non era il massimo della discrezione! Si aggrappò al davanzale e si tirò su, dopo aver aperto la finestrella. Appena cercò di calarsi dentro, una lieve fattura pungente lo colpì sul braccio facendolo volare sul pavimento senza grazia. Ahi... borbottò il ragazzino cercando di tirarsi in piedi, massaggiandosi il punto affatturato e il sedere - su cui era rovinosamente atterrato. Sì, suo Padre sapeva esattamente come tenere lontano gli intrusi... o comunque castigarli. Che Maestro!


    Edited by »Sloth~ - 3/3/2014, 19:49
     
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    Severus T. Piton



    Era un gran bel periodo quello. Uno di quei periodi in cui Severus avrebbe voluto sparire e stare da solo con se stesso a combattere contro Mangiamorte idioti, giusto per passare il tempo o da solo chiuso in un sotterraneo a distillare pozioni.
    Insomma, voleva stare solo.
    Tutto era iniziato con la litigata con Catherine. Litigata... E che litigata. Era partita come al solito, con le solite frasi, le solite allusioni, la solita rabbia, data dalla paura, dalla stanchezza e dall'angoscia che il Campo trasmetteva a tutti, anche a sua moglie ed a lui. Ma era finita in maniera diversa. Perchè lei aveva nominato Lily, in modo così subdolo da fare male.
    Aveva sposato Catherine, e si era innamorato di lei, per la sua solarità, i suoi occhi buoni e i suoi pregiudizi nulli. Tanto esenti da portarla ad amare un essere come lui, che di bello aveva ben poco.
    Ma, quella volta, non aveva retto e la bomba era esplosa.
    Si era trasferito all'Hangar da quella notte, qualche settimana indietro. Non era certo una casa comoda, ma non ci si poteva neanche lamentare sempre dopotutto no?!
    E poi, come se non bastasse quella situazione paradossale, Nath aveva fatto un bel casino, facendo uscire i suoi compagni dal Campo per farli andare a prendere la figlia del pulcioso. Ora. In parte Severus era anche orgoglioso dell'intelligenza mostrata da suo figlio, dall'altra avrebbe voluto ammazzarlo con le sue mani. Il che, in effetti, era stato molto vicino dall'accadere. Per evitare di ammazzarlo l'aveva privato di ogni raro divertimento e l'aveva segregato in casa. Una punizione era, quantomeno necessaria.
    Ma torniamo a quella sera.
    Piton dormiva poco e male da diverse notti: gli mancava sua moglie, con cui era ancora furioso, gli mancava la sua casa e, in fondo, gli mancavano quegli scavezzacollo dei suoi figli che comunque gli rallegravano la giornata e che ormai vedeva poco anche per evitare che il suo cattivo umore gustasse il loro.
    Ma nonostante tutta la stanchezza che aveva addosso,il vecchio pozionista era attento, sempre. Perchè, dopotutto, la vigilanza doveva essere costante. Per questo appena sentii la finestra muoversi lentamente, si tirò a sedere sul letto. Non stava dormendo, più che altro sonnecchiava, quindi non si stupì nel sentire perfettamente il leggero smuoversi del vetro.
    Ma era furbo il moro e aveva posto una bella fattura su quell'apertura perché non voleva essere disturbato almeno di notte, almeno lì.
    Fece scattare la bacchetta e la luce invase la zona letto e illuminò la parte in cui un tonfo aveva sorpreso l'intruso. Non che avesse bisogno di vederlo per riconoscerlo. Quel'"Ahi" era stato abbastanza forte da chiarirgli le idee. Nathaniel.
    Il viso si fece serio mentre il docente guardava suo figlio.
    Tecnicamente dovresti essere in camera tua. A dormire o a rimuginare, ma in camera tua..
    Aveva usato un tono di voce freddo, controllato, da lui insomma.
    Scostò un po' le coperte sgualcite e incrociò le gambe sul materasso mentre appoggiava la schiena alla parete.
    Se sei venuto a chiedere una riduzione della pena sono spiacente di comunicarti che non è neanche lontanamente prevista.
    Oh no, assolutamente. Fosse stato per lui l'avrebbe chiuso in casa per il resto dei suoi giorni per il casino che aveva combinato.
     
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    Nathaniel Severus Piton


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    Quando la luce soffusa si espanse in una piccola parte dell'hangar, Nathaniel strinse leggermente gli occhi. Suo Padre sembrava essere già sveglio e non era sicuro se quello fosse un buon segno o meno. Tecnicamente dovresti essere in camera tua. A dormire o a rimuginare, ma in camera tua... Ecco. Non erano tanto le parole che rasentavano l'ovvio ciò che lo infastidì, bensì il tono che usò l'uomo per ricordarglielo. Una lieve smorfia di fastidio si formò sul suo volto, mentre si grattava la parte gonfia del suo braccio. Perché proprio una dannata fattura pungente?! Le odiava quelle! Se sei venuto a chiedere una riduzione della pena sono spiacente di comunicarti che non è neanche lontanamente prevista. Lanciò un'occhiata sprezzante al padre, per poi distogliere velocemente lo sguardo non volendo aggravare quella situazione. Come spesso succedeva negli ultimi giorni, le sue dita andarono a sfiorare la guancia destra che aveva ricevuto il forte manrovescio del moro. Sì, era stato un errore spingersi fin lì quella notte. Merlino quanto si sentiva stupido. Ma ormai non poteva avere ripensamenti, non quando era chiaro che Severus non sembrava affatto felice di vederlo. Che tu ci creda o no, non sono qui per quello. borbottò imbronciato il ragazzino, continuando a non condividere quel castigo tanto esagerato. Ma non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione, non quella volta. Non se ne sarebbe uscito con qualche lamento o sciocco piagnisteo, dandogli la possibilità di uscirsene con il suo solito "La vita non è giusta, Nathaniel". Si sarebbe evitato quella stupida predica, quella paternale che aveva sentito fin troppe volte uscire da quelle labbra al momento ghiacciate. Lui era lì per la mamma... e anche per il padre. Senza grazia, si grattò un piede con l'altro, infastidito dal pavimento ruvido. Sua madre gli avrebbe urlato dietro se l'avesse visto scalzo, vagare per il Campo. Però aveva avuto almeno la decenza di indossare dei pantaloncini, no? Insieme alla t-shirt larga, che gli pendeva da una parte, appartenuta a Severus. Era un bel passo avanti, in fondo!
     
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    Severus T. Piton



    Non è che non amasse suo figlio, anzi, lo amava tanto, molto, a volte forse troppo. Ma lui, Andy e Cath erano le ragioni per cui era cambiato, davvero. L'algido Severus Piton era diventato un padre. Certo era severo e duro, come ci si aspettava da lui, ma non era un cattivo padre, almeno così supponeva.
    Litigava spesso con i figli, soprattutto con Nath. Andrea era più un mix e più da "sbatto la porta e me ne vado", ma il piccolo di casa era, per l'appunto, il più piccolo. Era ancora immaturo e non pronto per il mondo violento e pericoloso che li aspettava. Lo sapeva e lo vedeva costantemente. Una mente geniale dal punto di vista strategico, certo, un ottimo mago dal potenziale estremamente alto, ovvio, ma bambino, tanto. La dimostrazione era lì, davanti ai suoi occhi. L'abbigliamento, la postura, la risposta.
    Severus sospirò e mosse la bacchetta facendo comparire scarpe e calze davanti al figlio.
    Mettitele. Se dovessi ammalarti tua madre mi ucciderebbe e poi ucciderebbe te.
    Perché, nonostante tutto, nonostante il suo cuore d'acciaio, lui si preoccupava sempre tanto per i suoi ragazzi: li teneva d'occhio da lontano, come un angelo custode, quasi a volerli proteggere sempre ma permettendogli anche di sbagliare, perché era quello ciò che faceva un padre.
    Quando lui gli rispose sospirò, meglio così.
    Puoi sederti sul letto se preferisci evitare il pavimento.
    Poi mosse di nuovo la bacchetta e seppe che il fastidio della fattura era sparito. Un piccolo trucco imparato tanti anni prima.
    Allora Nathaniel, qual buon vento ti porta qui?
    Era certo che non fosse lì per una storia della buonanotte o un abbraccio. Sapeva che il figlio lo amava tanto ma era ancora troppo arrabbiato con li per la punizione, glielo si leggeva in faccia. Forse la riteneva esagerata... Povero illuso, se solo avesse saputo le vere ed iniziali intenzioni dell'istruttore!!!
     
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    Quando le sue scarpe rovinate e un paio di calze apparvero davanti a lui, Nath sbuffò con finta stizza. In quel momento non l'avrebbe certo ammesso, ma quel semplice gesto da parte dell'uomo era molto per lui. Lasciò andare la mano mollemente sul fianco, smettendo di torturarsi la guancia, per poi infilarsi il tutto nei piedi. Il gonfiore sparì e quello lo fece sospirare di sollievo. Puoi sederti sul letto se preferisci evitare il pavimento. Il moretto si strinse nelle spalle, ma si accomodò comunque su quella sottospecie di branda. Spinse le sue mani sotto le cosce e iniziò a dondolare un poco le gambe, insicuro su come cominciare il discorso. Oh sì, aveva provato a buttare giù qualche idea sotto la doccia e sembrava ottimo al momento... Ma ovviamente era tutta un'altra cosa, ora. Allora Nathaniel, qual buon vento ti porta qui? Certo, non si era aspettato un'accoglienza calorosa... ma almeno chiedergli come stava sarebbe stato carino. Sbuffò, sapendo che quello lo infastidiva semplicemente perché la sua lingua sembrava essersi seccata, nonostante i suoi buoni propositi. Beh... Io... asserì il ragazzino per poi schiarirsi la gola non sentendosi a suo agio. Ora sapeva che era stata una sciocchezza andare lì. Che idiota! Non poté evitare di torturarsi le dita umidicce, cercando di evitare gli occhi corvini del padre che lo stavano osservando in attesa. Oh, a Morgana tutto! Glielo avrebbe detto, punto. Io... volevo dirti che per me va bene, ok? Che farò dello spazio anche per lui, se serve. Ecco, l'aveva detto. Almeno Severus avrebbe saputo che accettava la cosa. Certo un po' si sentiva obbligato e non gli era ancora chiaro che sentimento provasse in merito. Ma doveva essere fatto. Tutto qui. Se questo serviva a far tornare papà a casa e far perdere la tristezza alla mamma, l'avrebbe fatto.
     
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    Severus T. Piton



    Ovviamente si sedette sulla branda. Non che avesse dei dubbi eh, conosceva abbastanza Nath per sapere precedentemente le sue reazioni ed azioni. Dopotutto gli assomigliava molto.
    Fece un mezzo sorriso e continuò a fissarlo. Vide che il figlio non lo guardava. Il che, in effetti, era strano, perchè solitamente, a meno che non avesse fatto danni, sosteneva sempre i suoi occhi scuri.
    Il giovane Piton si schiarì la voce prima di parlare. All'inizio tentennò un po', ma poi sparò una frase un po' astrusa, praticamente incomprensibile e che, evidentemente, era costata tanto al moretto, quasi una tortura.
    Il sopracciglio di Severus volò verso l'alto mentre il viso si tramutava in una maschera di curiosità e incomprensione.
    Per te va bene?! Cosa esattamente?!
    Poi rifletté ancora un po' sulle sue parole e l'espressione si fece ancora più stranita.
    Lui chi Nathaniel?!
    La voce era ferma, seria ma non cattiva, solo stupita.
    Di chi cavolo stava parlando?!
    Se non fosse stato al Campo e non fosse stato un istruttore che sapeva vita morte e miracoli di tutti avrebbe anche potuto ipotizzare una nuova presenza maschile di Catherine, ma si diede del coglione. Sua moglie era sì arrabbiata, ma lo amava, su quello non aveva dubbi, su quello non poteva avere dubbi.
    Studiò la postura contratta di Nath e il suo stupore iniziò a velarsi di preoccupazione. Mise una mano sulla spalla al figlio e lo costrinse a fissarlo negli occhi scuri come pozze di petrolio.
    Nath, cosa sta succedendo?
    La voce era ancora ferma, ma il suo cuore era titubante. Cos'era successo per creare così tanto smottamento nell'animo del piccolo di casa?!
     
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    Per te va bene?! Cosa esattamente?! non alzò lo sguardo verso l'uomo a quelle parole... un piccola smorfia si face largo sulle sue labbra. Ora, capiva che l'Istruttore era ancora parecchio arrabbiato con lui -senza ombra di dubbio- ma spingerlo a fare praticamente un elenco di ciò che avrebbe fatto gli sembrava troppo crudele. Beh, lo sai no? Non sono arrabbiato o altro. Va bene, punto. si sforzò di rispondere senza gesticolare troppo e cercando di mantenere un tono abbastanza neutrale. Probabilmente suo padre voleva essere sicuro che fosse a conoscenza di quel segreto. Beh, era così! Lui chi Nathaniel?! un pesante sospiro fu la prima risposta che ottenne Severus. Perché doveva fare le cose così difficili?! Senti papà... so tutto, ok? Non c'è bisogno che fai finta di nulla. Mamma me l'ha detto qualche giorno fa. Puoi stare tranquillo. Non l'ho neanche detta ad Andy, te lo giuro! e infatti si era tenuto quell'informazione per sé. Aveva ascoltato Catherine e, nonostante il fatto ne fosse parecchio dispiaciuto, aveva asciato all'oscuro la sorella maggiore. Però aveva mantenuto la promessa, questo era l'importante. Sentì le dita lunghe del padre stringergli una spalla, immaginandosi che finalmente avesse compreso che non c'era più nulla da nascondere. Peccato che quando le loro iridi si incontrarono trovò in quei pozzi neri incomprensione. Nath, cosa sta succedendo? Oddio. Davvero non aveva ancora capito di cosa stava blaterando da ormai alcuni minuti? Beh... forse il fatto che fosse piena notte poteva essere un'ottima motivazione. Si schiarì di nuovo la gola, non del tutto pronto a dirlo davvero. Perché sembrava essere così complicato?! I-Il... Il bambino. asserì con poco più di un sussurro il ragazzino. Ecco fatto, c'era riuscito! Ah! Faremo posto anche per lui, ovviamente. La camera è... beh... abbastanza grande, no? Potrei anche dargli qualche mio giocattolo... aggiunse il moretto con leggera titubanza, come per chiarire allo Stratega la sua posizione. Se questo serviva a farlo tornare a casa e vedere la Mamma felice, poteva farlo. Non che avesse tanto da condividere con il bimbo in arrivo... non aveva mai avuto molto. Ma quello non era importante, giusto? Voleva solo rivedere le loro facce sorridenti, proprio come quando lui e Andy erano piccoli. Sì, tutto lì.
     
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    Severus T. Piton



    Ascoltò ogni parola, ogni virgola, ogni pausa del figlio. E dovette trattenersi dall'urlare, svenire o scoppiare a ridere pensando ad uno scherzo.
    Bambino?! Che bambino?!
    Non l'aveva detto ad Andy?!
    Ok poté respirare perché per un istante, un brevissimo istante, aveva temuto che fosse la sua bambina ad aspettare un figlio. Sarebbe impazzito se fosse stato così. Ma era chiaro che aveva preso un granchio. Enorme.
    Respirò profondamente un paio di volte mentre la voce un po' titubante del figlio dava la sua benedizione dicendo che si sarebbe stretto, avrebbe fatto posto al piccolo, non ci sarebbero stati problemi.
    I pochi neuroni che aveva iniziarono a fare sinapsi e una verità molto ma molto scomoda si fece largo nella sua mente.
    Catherine era incinta.
    Catherine aspettava un bambino.
    Catherine aspettava suo figlio.
    Il suo terzo figlio.
    Già due, in quel contesto, quello del Campo, erano tanti, figuriamoci tre!
    Si schiarì la voce e fece un sorriso un po' tirato, di quelli che non arrivava agli occhi.
    Si Nath, perdonami, ero distratto.
    Certo capisco...

    Molto chiaro vero Severus?! Da quando sei così senza parole?!
    Doveva far credere al piccolo di casa che lui sapeva, ovviamente. Nath, evidentemente, pensava che la sua distanza dalla moglie fosse dovuto alla paura di quel nuovo figlio: nè lui nè Andy conoscevano la vera motivazione che l'aveva portato ad andare via di casa.
    Tossicchiò di nuovo e accarezzò la spalla al giovane Piton.
    Grazie Nathaniel. Le tue parole mi fanno davvero molto piacere.
    Ed, in effetti, nonostante tutto, era vero, perchè gli stava dimostrando una grande forza d'animo.
    Direi che è il caso che io vada a parlare con la mamma, giusto?!
    Emise un ghignetto leggermente più divertito.
    Ma ho bisogno di essere da solo con lei, Nath. Puoi dormire qui o con tua sorella figliolo. Cosa preferisci?
    Si alzò e indossò un pantalone nero della tuta e una tshirt scura, insieme a delle scarpe ormai logore ma indistruttibili.
     
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    Nathaniel Severus Piton


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    Adesso, capiva che l'ora fossa parecchio tarda per un discorso tanto delicato... ma gli pareva assurdo che l'uomo non avesse ancora capito di cosa stessero parlando. E alla fine lo vide, vide il sorriso tirato che si aprì sulle sue labbra. Si Nath, perdonami, ero distratto. Certo capisco... beh, non sembrava esattamente felice di intraprendere quell'argomento, vero? Poteva capirlo. Eppure non era possibile lasciar correre... Severus doveva sapere che lui non avrebbe fatto storie, o capricci, per il piccolo in arrivo. Non doveva preoccuparsi per lui! Ma sapeva anche, grazie a quel diminutivo, che lo Stratega non era intenzionato a sgridarlo per quella sua improvvisata. Non subito, comunque. Grazie Nathaniel. Le tue parole mi fanno davvero molto piacere. il petto del ragazzino si scaldò un poco a quella ammissione. Piton non era mai stato freddo coi suoi figli, ma neppure troppo dimostrativo. Significava tanto per lui. Beh... è normale, no? E' una cosa giusta... credo. Perché anche il bambino ha bisogno di un po' di spazio... e tu e mamma siete più contenti. asserì stringendosi nelle spalle ossute, alternando le sue iridi da quelle corvine all'hangar e viceversa. Si sentiva comunque abbastanza scomodo a dire certe cose, ovviamente. Direi che è il caso che io vada a parlare con la mamma, giusto?! Nath strabuzzò gli occhi a quelle parole. Era tardissimo ormai, perché non avrebbe potuto aspettare... ma quel ghigno divertito gli frenò la lingua dal fare domande sciocche, mentre le sue guance iniziarono ad imporporarsi pesantemente. Sua sorella glielo aveva spiegato alcuni anni prima: era chiaro che il Padre volesse festeggiare come alle volte era capitato in passato. All'inizio non aveva capito di cosa Andy stesse parlando... ma poi la spiegazione era arrivata e con quella anche l'imbarazzo per la notizia. S-Sì... certo! G-Giusto! balbettò il moretto sfuggendo allo sguardo paterno. Ma ho bisogno di essere da solo con lei, Nath. Puoi dormire qui o con tua sorella figliolo. Cosa preferisci? e quello ribadiva tutto il suo pensiero e arrossì ancor di più. Resterò qui, Papà. Qui! Non mi muovo! rispose prontamente, come se fosse una questione di vita o di morte. E poi Andrea era nel Dormitorio Femminile, perciò era fuori discussione. Per non parlare del fatto che avrebbe fatto scattare qualche allarme se si fosse avventurato in quello maschile. No, la branda su cui era rigidamente seduto sembrava perfetta piuttosto che qualche sorpresa non voluta a casa. Perfetta!
     
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